IQNA

Commento alla Sura al-Hamd - parte 17

23:53 - October 12, 2018
Notizie ID: 3483345
Iqna - Iqna - Vi proponiamo il commento alla sura al-Hamd(sura Aprente) dell'Imam Ruhollah Khomeini


Commento alla Sura al-Hamd - parte 17

Dell’Afflizione del Profeta (S)

L’afflizione del Santo Profeta (S) è la più grande di tutte, ché quella verità che ha appreso nel fondo del cuore, egli non può esplicarla. E chi saprebbe intenderla? Forse colui che è giunto alla stazione dell’Amicizia Perfetta? "Nessun profeta è stato torturato quanto me".

Se davvero egli ha detto così, la sua sofferenza era certo questa incapacità di comunicare, ché nulla è più frustrante dell’impotenza a far partecipi gli altri di quanto si sia trovato e si voglia condividere, e quanto gli era stato rivelato era al di sopra di tutte le meraviglie. Come quel padre che vuol indurre il figlio cieco a vedere il sole, ma che potrà mai quello vedere? E fa di tutto per fargli comprendere che cosa sia la luce, ma quali parole scegliere affinché intenda?

Usare espressioni ignote, quindi generatrici di ignoto, alla maniera degli uomini di scienza? "La scienza è il velo maggiore", e questo perché, come depositaria di concetti generali coi quali assorbe l’intendere, impedisce di andare oltre. Ma, soprattutto, è velo spesso, e nero, per gli Amici di Allah (SwT), e più uno attinge alla scienza ufficiale, tanto più questo s’infittisce e s’oscura.

Causa lo smisurato amor proprio, l’uomo, e talora anche l’uomo di scienza, concepisce la propria dottrina come comprensiva di tutte le verità del mondo, e tale sarà il suo credo fino a quando non riuscirà ad emergere da tanto involucro.

Della Scienza come Monopolio

Gli uomini di scienza considerano che la perfezione stia in quello che è stato dato loro di conoscere, di studiare, di capire. Il giurisperito immagina che esista solamente il Fiqh; lo gnostico, a sua volta, intende quel sapere come comprensivo di tutte le virtù, e così ognuno secondo la sua specializzazione, così il filosofo, l’ingegnere, e via dicendo.

Dunque, la scienza, che è esperienza e testimonianza, ove escluda ciò che essa stessa non è, anziché aiutarci ci avviluppa con il suo velo, che è il più spesso di tutti i veli pensabili e si risolve in impedimento a ciò che dovrebbe procacciare, in guida che svia. Così è per tutte le scienze riconosciute, che tutte conducono l’uomo all’egoismo: tanto più sono tecnicamente perfette, tanto più possono essere dannose.

Un terreno pietroso e salino, pur seminato con ottimo grano, non darà certo un gran raccolto. Ugualmente, un cuore velato, su cui non fa breccia il nome di Allah (SwT), non trarrà profitto da nessuna scienza. Il filosofo, con tutta la sua tecnica, prova astio per lo gnostico, e quest’ultimo tiene in spregio gli altri; ma, al di là di tutto ciò, è stato detto (da Jalal od-Din Rumi): "Le scienze sono solamente chiacchiere vane".

Delle Scienze come ‘Distrazione’ da Allah (SwT)

Non so per quanto tempo avremo ancora a seguire, in questo campo, il cammino degli smarriti; è comunque fondamentale che la scienza non ci impedisca di tendere a Allah (SwT), che non ci renda arroganti né ostili, sì da allontanarci dalla Fonte di ogni perfezione.

Numerosi sono coloro che, occupandosi di scienze sperimentali, razionali, o, persino religiose - perché ce ne è anche tra i mullah - hanno conosciuto tanta sventura: al cuore impuro la scienza non fa che accrescere fierezza nell’oblio di Allah (SwT). Queste persone, al momento dello studio, sono completamente assorte e in meditazione, ma al momento della preghiera sono del tutto distratte. Alla domanda: "Che dire di questo o quest’altro?", un certo mio amico - lo investa Allah (SwT) della sua grazia - era solito rispondere: "Così su due piedi non ricordo, ma se porti pazienza, quando mi raccolgo in preghiera mi viene in mente di sicuro".

Sembra che al momento della preghiera l’uomo sia sempre distratto, non già attento e partecipe, e altrove sia il suo cuore, certo non volto alla divinità: sta risolvendo problemi scientifici!
E’ triste che una scienza, anche quella religiosa, del commento coranico, la teologia stessa, invece di avvicinare l’uomo a Allah (SwT), essa che sarebbe per sua natura una premessa al fine supremo, finisca con l’ostacolarlo. La scienza religiosa e la conoscenza delle sue leggi dovrebbero fornire i mezzi - ma anche mezzi pratici, di azione - atti a spronarci, a svegliarci, sì da squarciare le nostre tenebre.

Squarciarle, sì, ma per farci giungere dove? Forse ai "veli luminosi". Dicono che siano settantamila, questi "veli luminosi", e altrettanti ne contino le tenebre. Certo è, che i veli, seppur luminosi, sono sempre veli, cioè sempre cosa che ostacola la vista.

Per il momento, noi siamo ancora avvolti dai veli oscuri, e ci rigiriamo: ma, alla fin fine, quale sarà la nostra sorte? In verità la scienza, a noi, è stata solo nociva; questa scienza, sia essa religiosa o razionale, che gli scienziati, poveracci, chiamano, con riguardo alla sagacia del metodo, "soggettiva".

 

 

traduzione: Al-Islam.org

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